Scritto, qualche anno fa, assieme a una mia carissima amica che ora non c'è più
FASC-in-AZIONE
di Daniela Frascati e Roberta Martinelli
La connotazione fascista dell'arte prodotta nell'epoca del Fascismo non deriva certamente e soltanto dalla sua assunzione al servizio di un'ideologia e da un'eventuale adesione dichiarata da parte degli stessi artisti o produttori d'arte, anche se è in qualche modo naturale che il giudizio politico del fascismo venga sovrapposto ed in alcuni casi fatto coincidere con la valutazione delle manifestazioni artistiche dello stesso periodo.
Spesso è una deformazione che appiattisce la lettura che può essere fatta di un'epoca e dei fenomeni che la hanno rappresentata inglobandoli in una unidimensionalità che non li comprende.
Quello che a noi appare interessante è, non soltanto, la possibilità di far coincidere il manifestarsi di un processo creativo con il potere politico e con l'instaurarsi di un regime autoritario, quanto svelare i meccanismi di coinvolgimento e di fascinazione di massa che l'ideologia fascista scopre ed utilizza nell'arte. Come insomma il fascismo sia riuscito a cogliere il nesso strettissimo, tra creazione artistica e modalità del comunicare, e come questa connessione possa consapevolmente dare forma alla molteplicità e contraddittorietà del reale.
E' attraverso questa procedura che il fascismo è riuscito a entrare nelle maglie della modernità piegandola a sé; utilizzando una grande capacità mediatica, quella cioè di adoperare l'arte come tecnica del dominio attraverso uno spostamento dalla fruizione dell'arte in senso borghese ed individuale, ad un'appropriarsi delle modalità della comunicazione, diretta ad entrare in relazione ed in rapporto specifico con la base sociale.
E' in questo modo che il fascismo riesce ad attraversare i grandi movimenti culturali dell'inizio del '900, il dadaismo ed il futurismo, prendendo e lasciando a suo piacimento. Facendosene modellare e facendosene modello.
Il fascismo si fa forza del suo venire al mondo attingendo proprio a quelle contraddizioni e a quelle conflittualità epocali che faranno saltare la struttura statuale liberal-borghese, e che al contempo ne costituiranno quel fenomeno di massa, ibrido mostruoso in cui confluiscono e si scompongono istanze le più diverse e contrastanti fra loro; una base sociale plebea e populista, un impianto di valori che ha nell'etica borghese la sua ispiratrice, una fattualità pragmatica e bottegaia legata alla piccola e media industria nazionale
E' su questi presupposti che il fascismo tenterà di farsi incardinatore dell'ordine sociale e matrice dei valori etici e morali della nazione.
" Noi ci permettiamo il lusso di essere aristocratici e democratici, legali e illegali a seconda delle circostanze di tempo, luogo ed ambiente " scriveva Mussolini sul Popolo d'Italia il 23 marzo .. nella sua fase di ascesa dal '19 al '26 si presenta come esaltatore del nuovo, modello e progetto vincente di un sistema di vita e di cultura, ed è procedendo sull'affermazione di questo nuovismo esasperato che si impone spazzando via violentemente qualsiasi forma estetica e artistica precedente, presentandola come una contaminazione culturale e una minaccia borghese alla forza eversiva e rivoluzionaria del nuovo regime, in questo prendendo ampiamente a modello il ribellismo futurista e avanguardista.
Tuttavia si coglie immediatamente nel fascismo una capacità di ibridazione che a seconda dei momenti e delle circostanze lo intreccia con le esperienze più diverse; in moltissimi casi i " decoratori " del fascismo per sedurre le masse hanno usurpato motti e simboli che il movimento operaio aveva utilizzato negli anni creativi dei Soviet e della rivoluzione Russa.
Il Futurismo Italiano aveva maturato una carica realmente rivoluzionaria e sovvertitrice richiamandosi alle prime esperienze cubiste e lavorando a stretto contatto con la scuola del formalismo critico, intrecciandosi così con grandi esperienze artistiche e creative con le vicende rivoluzionarie e post rivoluzionarie che fino alla metà degli anni '20 posero l'Unione sovietica all'avanguardia anche della produzione artistica europea.
Comunque in quest'inizio di secolo un fervore culturale e artistico che procede attraverso un azzeramento radicale di tutte le regole e le gerarchie del fare arte, sovvertendo e spiazzando lo stesso ruolo dell'arte come forma estrema del Bello, dell'Ideale, del Sublime, e attribuendo al contempo all'atto creativo il primato sociale rispetto al procedimento alienato e alienante del produrre in serie, del lavoro ripetitivo, dell'uomo macchina. Così il dadaismo, che con la sua radicale critica alla civiltà borghese occidentale libera caos e non-sense, mentre il futurismo forza l'arte a una esaltazione esasperata della modernità e delle sue forme.
Ma mentre il dadaismo rimase in Italia, un'esperienza limitata a pochi artisti, il Futurismo, nato ufficialmente nel 1909 con la pubblicazione su le Figaro del primo Manifesto Futurista ad opera di Marinetti, sembra avere una corrispondenza privilegiata con il nascente movimento fascista, anzi l'osmosi fu continua e in qualche circostanza fu lo stesso Movimento Futurismo a seguire le intenzioni del fascismo nella sue varie fasi.
L'esaltazione del gesto come forma d'espressione estrema, del dinamismo, della velocità, dell'uomo che piega la macchina facendosi esso stesso meccanismo, ( l'antropomorfismo e il continuo interscambio nel linguaggio di parti del corpo umano con elementi della macchina ) rivela un'esasperata proiezione verso il futuro che, se da una parte esprime la volontà di rompere con la tradizione e i bei sentimenti, dall'altra rivela il profondo legame con le istanze, i bisogni, e i processi di una società borghese velleitaria e revanscista.
Del resto " Buon senso e tricolore " è il nome di una casa editrice privata, che pubblica molte di quelle cartoline dai soggetti più diversificati e più o meno di buon gusto, che per gran parte degli anni 20 e 30 circoleranno in Italia come una sorta di fotoletteratura popolare dei piccoli sentimenti e della banalità del quotidiano.
(continua)
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