Scritto, qualche anno fa, assieme a una mia carissima amica che ora non c'è più
FASC-in-AZIONE
di Daniela Frascati e Roberta Martinelli
La costruzione della civiltà fascista procede anche attraverso la costruzione meticolosa di un immaginario collettivo che vede impersonare nel Duce l'astrazione del gesto estremo, dell'azione e della potenza, espresse al massimo grado. Ecco quindi tutta l'iconografia grottesca, oleografica e falso realista che trasmettono le immagini di repertorio dell'Istituto Luce.
La retorica del gesto che corrisponde perfettamente a un'idea di rappresentazione di sé che ha il fascismo e che si misura non solo nella grande arte di regime, la pittura murale, intesa come pittura sociale per eccellenza come la definisce lo stesso Sironi, ma anche nelle espressioni culturali minori come nelle copertine della famosa Domenica del Corriere.
Tutto ciò corrisponde a un preciso disegno immediatamente compreso da Mussolini e dal fascismo, cardine di una tecnica propagandistica d'avanguardia capace di penetrare capillarmente la quotidianità.
Arte quindi come educatrice in mano al regime, arte come incardinatrice di un ordine sociale maniacalmente perseguito.
Nella seconda metà degli anni trenta trionfano in tutta Europa i classicismi più retorici e monumentalisti, segno non solo del totalitarismo, confermato dal classicismo dell'area sovietica stalinista, ma soprattutto di un potere che sente il bisogno di affermare ancora una volta la propria autorità e stabilità di fronte alla precarietà di un mondo che precipitava verso la guerra, che avrebbe spazzato via colonne, archi, frontoni e tutto il repertorio di retorica classicista.
In Italia il classicismo è scelto e usato per imprimere il senso dell'ordine con canoni e modelli fissi eterni, immutabili; per dare il senso della durata, l'antico garantiva in questo senso, oltre che richiamo traboccante e retorico alla grandezza dell'impero.
Allo stesso modo il verticalismo degli edifici, l'altezza degli apparati nelle adunate, rappresentano simbolicamente il prolungamento, la protesi del Duce, la visualizzazione dell'incombenza del potere.
Molti intellettuali aderiscono e si assoggettano al servizio del regime fascista, alcuni riescono a rimanere sopra le righe di un angusto limite ideologico grazie alla loro geniale creatività, molti altri riescono a produrre spazi di libertà dove agire oltre le intenzioni del regime, ed è quasi sempre il caso dei razionalisti in architettura. In molti altri casi assistiamo ad uno svuotamento della comunicazione, un alleggerimento dei contenuti come in molto cinema del periodo dei telefoni bianchi.
Quello che emerge dall'arte fascista quando produce al meglio della sua espressione come nel caso di Sironi il tentativo di ricongiungere arcaismo e monumentalità, in un'esigenza di comunicare alle masse il prestigio dell'arte antica e della romanità, escono prepotentemente dalle tele progenitori contadini e madri monumentali, in cui la figura della donna ricondotta a ruolo, a statua, a figura femminile progenitrice, partecipa alla costruzione della nazione come riproduttrice di fasci.
Sironi crea l'iconografia del fascismo con uno stretto rapporto tra simbolo, realtà, modernità; rapporto che successivamente perde efficacia fino ad arrivare al punto in cui gli stessi simboli schiacciano la rappresentazione del reale con una superfetazione del senso del simbolico. ( prevaricazione del reale )
Il fascismo sa dare alle masse che coinvolge nelle sue messe in scena l'illusione di essere soggetti attivi, partecipi di grandi eventi storici, mentre di fatto sono solo masse inerti ed inermi nelle mani di un burattinaio che fa della politica una mera rappresentazione estetizzante del potere. L'estetizzazione della politica, come dice Benjamin, converge verso un punto: la guerra, come termine ultimo in cui le masse possano ritrovare una loro definitiva collocazione.
" L'autoestraneazione dell'umanità ha raggiunto un grado che le permette di vivere il proprio annientamento come un godimento estetico di prim'ordine. Questo il senso dell'estetizzazione della politica che il fascismo persegue. ” (L'opera d'arte al tempo della sua riproducibilità tecnica )
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