La chiesa, la strega, la donna.
di Daniela Frascati
(relazione, non proprio recente - Ratzinger era ancora cardinale - ma ancora attuale per la presentazione del libro Il gallo cantò ancora)
I PARTE
Della vastissima storia della chiesa che Il gallo cantò ancora, attraversa, ho scelto di approfondire quella parte, che riguarda l’episodio più emblematico della sua storia, il capitolo della Lotta contro gli eretici, e in particolare la caccia cristiana alle streghe.( partendo da un’ottica, che è quella del femminismo di genere.)
La svalorizzazione del femminile è infatti cosa antica, che attraverso mille forme di repressione e di persecuzione, ha segnato il punto di vista patriarcale sulla donna e che nella chiesa, dalla sua ascesa al potere, fino ai nostri giorni, trova il paradigma per eccellenza.
All’origine della società occidentale c’è un vero e proprio patto fondativo tra uomini, che relega la donna nell’ambito familiare e la lascia fuori da ogni diritto di cittadinanza.
Il cristianesimo, già attraverso l’opera dell’apostolo Paolo di Tarso, santificherà l’oppressione del genere femminile e lo collocherà nella storia, come destino immanente della donna: “ l’uomo è signore della donna, come Cristo lo è della chiesa”.
La donna e il suo corpo sono da sempre stati un ingombro per le grandi religioni monoteiste, che hanno spesso manifestato forme parossistiche di ginofobia, fino a negare alla donna persino l’anima, attributo per eccellenza dell’emanazione divina.
La donna, che porta inscritta nel suo corpo la forza creatrice, si contrappone al mondo che la religione e la chiesa cattolica vedono come un’essenza fissa, eterna; immoto specchio che rifrange la volontà del dio padre, principio incardinatore e ordinatore assoluto.
La donna, è già fortemente screditata dalla chiesa antica, non solo come essere più irrazionale e meno intelligente dell’uomo, ma anche per essere incapace di raggiungere un’intensità pari alla sua, nella fede. “ La donna non è altro che un animale imperfetto, un maschio mancato. ”
La misoginia della Chiesa, di cui ancora è pervasa, trova il suo fondamento in quell’Eva tentatrice dell’uomo, colpevole della cacciata dal Paradiso terrestre, responsabile del peccato originale, della colpa, e del dolore sulla terra.
È una misoginia che trae alimento dall’alterità femminile, dal quel mistero ineffabile che è il potere di dare la vita, una prossimità troppo inquietante alla volontà creatrice del dio
Il cardinale Ratzinger, nel “ L’istruzione sul rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione ”, ribadisce questo, prendendo parola sulle biotecnologie e sulla procreazione assistita “ l’inviolabilità del diritto alla vita dell’essere umano innocente, dal momento del concepimento alla morte, è un segno e un’esigenza dell’inviolabilità stessa della persona, alla quale il creatore ha fatto dono della vita … la trasmissione della vita umana è affidata dalla natura a un atto personale, cosciente e come tale, soggetto alle santissime leggi di Dio: leggi immobili e inviolabili che vanno riconosciute e osservate. "
È evidente come la potenzialità di generare della donna, sia di per sé un attentato al potere immanente della chiesa, e costituisca una minaccia sempre presente, all’impianto stesso della chiesa cattolica e dei suoi dogmi.
All’inizio della diffusione del cristianesimo nell’impero romano, le donne, che già Cristo aveva accettate e voluto nella sua comunità, prevalsero numericamente fra i cristiani e poterono esercitare un’attività assai vasta all’interno della comunità, assumendo anche posizioni di rilievo, ma ben presto, le donne organizzate e capaci di una produzione di pensiero autonoma, furono malviste.
Già in epoca apostolica, infatti, esisteva un’organizzazione delle vedove e l’ufficio delle diaconesse, corrispondente in parte a quello dei presbiteri, che fu senza indugio soppresso dalla chiesa, poiché il potere d’influenza che le donne cominciavano ad esercitare, insidiava quello maschile.
All’inizio del IV secolo le donne erano comunque ancora prevalenti nelle funzioni, anche se fin dal III secolo era stata loro interdetta qualsiasi funzione sacerdotale durante il servizio divino.
Le profetesse cristiane sono, forse, più antiche dei profeti e non poche, fra loro, fondarono comunità e ne fecero parte, ma nella nascente chiesa la donna è considerata un essere infido, una creatura volgare, carnale e seduttrice dell’uomo. È Eva la peccatrice per antonomasia. Gravidanza e mestruazioni la rendono impura e inadatta al rapporto diretto con Dio. (continua)
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