L' autore abbandona eroi e corsari. E pesca nei ricordi d' infanzia
MADRID - Scacco all' eroe. Scacco al super uomo, triste, solitario y final. Scacco al seduttore, cinico e baro. Scacco a corsari, avventurieri, spadaccini. È arrivata Lolita nel mondo di Arturo Pérez-Reverte. La zia zitella dei suoi ricordi d' infanzia a Cartagena. Non particolarmente bella, né spregiudicata come la narcotrafficante Teresa Mendoza di Regina del sud, né misteriosa come Tanger, la cacciatrice di tesori sommersi della Carta sferica. Lolita Palma è una ottocentesca, ragionevole e giovane donna d' affari a Cadice, la città più liberale d' Europa, sotto l' assedio francese di due secoli fa. E rappresenta forse anche un punto di svolta nel percorso narrativo del suo autore, che accantona momentaneamente il Capitano Alatriste e i suoi fratelli, per osservare il mondo, la storia, la guerra, gli uomini e, soprattutto, il mare, con occhi femminili. Il che non significa romantici o irrimediabilmente sentimentali. «Ho 59 anni, da 25 scrivo romanzi. E adesso ho voluto fare un esperimento: il romanzo di tutti i miei romanzi. Non un romanzo totale, termine pedante, ma un libro in cui entrassero tanti generi: il thriller, l' avventura, la storia, l' amore, il mare, la scienza. Dove riecheggiassero, insomma, i miei libri precedenti, con tutti i miei trucchi e le mie esperienze» anticipa Pérez-Reverte. Il risultato ha un titolo, «L' Assedio» e già un posto in cima alle classifiche delle vendite nelle librerie spagnole. Mentre per l' edizione italiana, che uscirà fra otto giorni dall' editore Marco Tropea, è stato privilegiato nella scelta del titolo il cuore «giallo» della storia: la macabra partita di un assassino seriale di ragazze nella città bombardata. La perversa sfida de Il giocatore occulto attraversa, senza logica apparente, una Cadice che lotta per l' indipendenza, assediata dai francesi: «Ho scoperto da corrispondente di guerra il cambiamento delle città quando sono sottoposte a pressioni esterne. Le atmosfere che si creano e gli ambienti diventano molto interessanti - ricorda Pérez-Reverte - . Luoghi falsamente sicuri e confortevoli, che si possono espugnare con un cavallo di legno. Ho conosciuto città sotto assedio: Beirut, Nicosia, Sarajevo e ho visto come si modifica il comportamento delle persone, ho studiato la geometria del caos». Ma non ne è scaturito un romanzo storico: «La Storia mi serve da sfondo: la Spagna dominata dai francesi è in questo caso lo scenario che ho scelto per ambientare le vicende di una borghesia che muore, di un mondo gattopardesco che si consuma lentamente. Cadice, nel 1810, era ancora quello che sarebbe potuta diventare tutta la Spagna, se non avesse perso il treno della Storia: colta, progressista, libera dall' egemonia di re, preti e ministri. Una borghesia che commerciava, leggeva, studiava, conosceva varie lingue, viaggiava». L' eroe borghese, in questo caso, si chiama Lolita Palma, ed è una giovane donna cui il «padre aveva fatto studiare l' aritmetica, il cambio internazionale, la conversione di pesi, misure e monete straniere, e la contabilità e la partita doppia del commercio. Inoltre, parla, legge e scrive in inglese, e se la cava in francese. Dicono che sappia qualcosa persino di botanica, la piccina. Di piante, fiori e via dicendo». Ma, povera lei, ha già passato i trent' anni: «Peccato che sia rimasta zitella», è il vendicativo, liberatorio sollievo degli affettuosi pettegoli, distanziati nell' emancipazione. «Conosco quel mondo di chiacchiere - sorride lo scrittore -, è la storia della mia famiglia, nella borghesia di Cartagena. Il destino della zia nubile, di cui si parla la sera, in casa, bevendo il caffè». Finché non arriva un pronipote, Arturo Pérez-Reverte, a riscattarla e a riscriverne le sorti. La rivincita di una femminista in crinolina? «Per carità. Detesto gli anacronismi: una femminista a quel tempo, no. Mi sono sempre burlato del femminismo talebano - allude alle sue polemiche con Bibiana Aido, la ministra dell' Uguaglianza nel governo Zapatero -. Nubile e orfana di padre, Lolita Palma è una donna che si trova a dover farsi carico dell' eredità familiare. È una donna che lotta in un mondo di uomini, e capisce che deve giocare con regole maschili. Ma le donne vere non sono uomini travestiti». E infatti Lolita non perde il secolare vizio femminile di innamorarsi di un bel tenebroso: «Pepe Lobo è un seduttore; nella Spagna di oggi sarebbe un torero, un Cayetano Rivera» cerca paragoni con l' attualità l' autore. Nella fattispecie è un corsaro che, a differenza di quanto accade in altri romanzi di Pérez-Reverte, cede il timone dell' intreccio alla sua coprotagonista: è lei a condurre la partita. «Non è una novità - osserva lo scrittore -. Da sempre l' iniziativa corrisponde alle donne, sono loro a scegliere e a elaborare una relazione. L' uomo pone il territorio, ma chi lo arreda è lei. Però è vero che, dal punto di vista narrativo, l' eroe maschile è già troppo sfruttato. Si può solamente ripetere, combinando elementi già noti. L' eroe maschile, come il capitano Alatriste, può essere solo un eroe stanco. Di lui già sappiamo che cosa gli accadrà dopo la battaglia. La donna invece ha appena un secolo di esistenza letteraria: è lei adesso il personaggio più moderno e potente. È suo anche il giudizio più lucido». Racconta Pérez-Reverte che fu, ancora una volta, sua figlia Carlotta, oggi archeologa a Pompei, a illuminarlo sull' universo femminile: «Ad appena 7 anni, un giorno, mi riprese per qualcosa: però, papà!, disse con un tono di superiorità morale. Già sapeva che gli uomini sono creature disprezzabili. Da proteggere, perfino. Compresi che lo sguardo di una donna è diverso da quello dell' uomo e, da allora, mi sforzo di capire il mistero di quell' occhiata». Probabilmente una scrittrice avrebbe suggerito un finale diverso a Lolita, nelle cui vene scorre inevitabilmente il sangue di Falques, Il pittore di battaglie: «In quel romanzo c' è tutta la mia visione, cruda e pessimista, della vita. Ho raccontato come vedo il mondo e adesso non posso più rettificare. I miei personaggi successivi si muovono alla luce di quello che stabilì il pittore di battaglie. Mi impedisce di scrivere altro. Perché quando scrivo io mi limito a ricordare». Non può inventare, come il suo grande amico Javier Marías: «Un romanziere puro. Un grande amico. Da bambini leggevamo gli stessi libri: con una differenza, quelle storie lui voleva scriverle, e io viverle». RIPRODUZIONE RISERVATA **** La città Cadice nel 1810 era colta, libera dalla egemonia di re, preti e ministri, progressista **** Senza il «capitano» Il nuovo romanzo di Arturo Pérez-Reverte, «Il giocatore occulto», è in uscita da Marco Tropea editore (pp. 640, 20). Lo scrittore abbandona per ora il capitano Alatriste, protagonista di tante avventure tra cui «L' oro del re», «Il cavaliere dal farsetto giallo», «Corsari di Levante» **** L' amicizia Io e Marías da bambini abbiamo letto storie uguali. Lui voleva scriverle, io viverle
Rosaspina Elisabetta
(20 ottobre 2010) - Corriere della Sera
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