PASSATA È
LA TEMPESTA: L’IMMIGRAZIONE E’ MOLESTA
di Daniela Frascati
La
tragedia di Lampedusa è un ECCIDIO, un eccidio dei criminali del potere
economico che governano vecchi e nuovi colonialismi ed esportano non democrazia
– se questa parola ha ancora un senso – ma guerre e false rivoluzioni.
Per
qualsiasi testa pensante è impossibile credere che in un mare militarizzato
come il sud del Mediterraneo, attraversato da navi da guerra di ogni
nazionalità, da sottomarini e chissà cos’altro,
perennemente sottoposto al monitoraggio
di satelliti di ogni genere, nessuno abbia visto e veda, a ogni tragedia
che si ripete, i barconi della disperazione che salpano da porti che tutti sanno.
È una tragedia
voluta, messa in conto da un’Italia e un'Europa concepite sulle direttive di una capitalismo
finanziario senza limiti né misure, che produce
disuguaglianze materiali e simboliche e getta nell’immondezzaio della
Storia tutto ciò che non si adatta al
nuovo ordine che avanza.
Il
trattamento riservato ai migranti ha
molto a che vedere con le carestie, la fame, l’impoverimento idrico e
ambientale, con la volontà di annientamento di
interi popoli e l’espropriazione
dei loro territori, che questi uomini e donne vivono nelle loro terre d’origine. E
come rifiutiamo di vedere il nostro
benessere di rapina, allo stesso modo,
nella più immorale indifferenza, ci tappiamo gli occhi di fronte ai ghetti di
miseria e di degrado che sono, per dirla con un'espressione forte, tanti Auschwitz
disseminati nella modernità, dove li rinchiudiamo quando arrivano vivi nel
nostro paese. Quei centri di detenzione coatta chiamati eufemisticamente, Centri
d’accoglienza, voluti dalla legge Turco Napolitano e consolidati dalla Bossi
Fini a cui, nel momento della vergogna e della tragedia, le stesse istituzioni
che li mantengono, fingono di opporsi.
Viviamo nel nucleo di un capovolgimento epocale,
nel disfacimento degli stati nazione e, in Europa, di quelle socialdemocrazie sconfitte come il comunismo dalla storia, nel
pieno di una devastante omologazione all’unico ordine incardinatore
del mondo, intreccio inestricabile e mostruoso tra poteri economici,
finanziari, criminali. Viviamo
con la scimmia addosso della del Fondo monetario delle varie troiche.
C'è un
senso comune che trasmigra dal potere politico nelle nostre vite che accantona qualsiasi pensiero critico e si accontenta di gestire
l'esistente ritenendosi appagato e soddisfatto quando il conflitto si sottrae
alla vista e ognuno chiude oltre la propria soglia l’orrore maleodorante della
miseria, della vecchia, delle
solitudini degli altri. Poiché l'orrore è scardinante e pericoloso e va
tenuto a bada, guardato asetticamente dallo
schermo televisivo.
A tutto questo si risponde sollecitando gli
istinti più primitivi di tribalismo etnico. Facendo intravedere,
come in uno specchio deformante,
quella povertà e
quell'emarginazione in stretta
contiguità con la propria esistenza che su un
piano inclinato scivola sempre più pericolosamente verso l'assenza di
riconoscimento sociale, la disoccupazione, la perdita di potere di acquisto dei propri salari, il diritto
alla casa; verso una vecchiaia di solitudine e
disperazione.
Il conflitto è ormai attaccato ovunque e depotenziato. Da tempo la stessa sinistra
lo avverte come un pericolo per
la crescita economica e per
il cosiddetto benessere collettivo e in
questo contesto le parole e gli atti che possono generarlo e portarlo alla luce sono esecrati come marginalità
terrorista, così come avviene per le occupazioni che rivendicano il diritto
alla casa o per la Tav, così come sta avvenendo per Erri De Luca che se ne fa
portavoce .
Tutto
questo nell’assoluto silenzio delle nostre voci e delle nostre coscienze.
Tutto questo qui in occidente, in
questo occidente dove l’Io, i leader, i papi, gli imperatori, i duci, gli
autocrati, i tiranni, hanno tirato la volata a quell’aberrazione di pensiero unico
in cui siamo naufragati, incardinati dentro ideologie nate nella pancia del
capitale, così rinserrate dentro l’ordine monoteista del padre, di cui la forma
economica della società capitalista è il
capolavoro sublime. Non sembri una bestemmia ma paradossalmente è così; questo
mondo osceno e terribile, carico di sofferenze materiali, di morte, di guerra,
che dilania le speranze e la voglia di futuro, questo mondo qui altro non è che il compimento della gerarchizzazione interiorizzata
dell’occidente - nello splendore di ciò che è stato capace di produrre con la
bellezza dei suoi capolavori, con la grandezza del suo pensiero, con l’opulenza
dei suoi beni materiali e non solo - di
comprendere la dualità, la
diversità, l’alterità come dinamica, come spostamento oltre il sé, come condivisione
del mondo.