amorino alato

amorino alato
C’era in lei, tuttavia, un angolo segreto dove non arrivava il riverbero di nessuna luce. Da lì veniva quella voglia di tenere a bada il corpo e la materia che gli dava forma; lì fluttuavano profumi intensi e dolcissimi, e fruscinìo di sete leggere e il seno bianchissimo di Rosa la Parda. Lì, coltivava il giardino di un’altra vita che ogni tanto, a occhi chiusi o nel sonno, andava a visitare.(Amore Anomalo - daniela frascati)

domenica 6 ottobre 2013




PASSATA È LA TEMPESTA: L’IMMIGRAZIONE  E’ MOLESTA
di Daniela Frascati

La tragedia di Lampedusa è un ECCIDIO, un eccidio dei criminali del potere economico che governano vecchi e nuovi colonialismi ed esportano non democrazia – se questa parola ha ancora un senso – ma guerre e false rivoluzioni.

Per qualsiasi testa pensante è impossibile credere che in un mare militarizzato come il sud del Mediterraneo, attraversato da navi da guerra di ogni nazionalità, da sottomarini e chissà cos’altro,  perennemente sottoposto al monitoraggio  di satelliti di ogni genere, nessuno abbia visto e veda, a ogni tragedia che si ripete, i barconi della disperazione che salpano da porti che tutti sanno. 

È una tragedia voluta, messa in conto da un’Italia e un'Europa concepite  sulle direttive di una capitalismo finanziario senza limiti né misure, che produce  disuguaglianze materiali e simboliche e getta nell’immondezzaio della Storia  tutto ciò che non si adatta al nuovo ordine che avanza.

Il trattamento riservato ai migranti  ha molto a che vedere con le carestie, la fame, l’impoverimento idrico e ambientale, con la volontà di  annientamento  di  interi  popoli e l’espropriazione dei loro territori, che questi uomini e donne vivono  nelle loro terre d’origine.  E come rifiutiamo di  vedere il nostro benessere di rapina, allo stesso modo, nella più immorale indifferenza, ci tappiamo gli occhi di fronte ai ghetti di miseria e di degrado che sono, per dirla con un'espressione forte, tanti Auschwitz disseminati nella modernità, dove li rinchiudiamo quando arrivano vivi nel nostro paese. Quei centri di detenzione coatta chiamati eufemisticamente, Centri d’accoglienza, voluti dalla legge Turco Napolitano e consolidati dalla Bossi Fini a cui, nel momento della vergogna e della tragedia, le stesse istituzioni che li mantengono, fingono di opporsi.

Viviamo nel nucleo di un capovolgimento  epocale,  nel disfacimento degli stati nazione e, in Europa, di quelle  socialdemocrazie  sconfitte come il comunismo dalla storia, nel pieno di una devastante omologazione all’unico ordine  incardinatore  del mondo, intreccio inestricabile e mostruoso tra poteri economici, finanziari, criminali. Viviamo con la scimmia addosso della del Fondo monetario delle varie troiche.

C'è un senso comune che trasmigra dal potere politico nelle nostre vite che  accantona qualsiasi  pensiero critico e si accontenta di gestire l'esistente ritenendosi appagato e soddisfatto quando il conflitto si sottrae alla vista e ognuno chiude oltre la propria soglia l’orrore maleodorante della miseria,  della vecchia,  delle  solitudini degli altri. Poiché l'orrore è scardinante e pericoloso e va tenuto a bada, guardato asetticamente dallo  schermo  televisivo.

A  tutto questo si risponde sollecitando gli istinti più primitivi di tribalismo etnico. Facendo  intravedere,  come in uno specchio deformante,  quella povertà e  quell'emarginazione in  stretta contiguità con la propria esistenza che su un  piano inclinato scivola sempre più pericolosamente verso  l'assenza di  riconoscimento sociale, la disoccupazione, la perdita  di potere di acquisto dei propri salari, il diritto alla casa; verso una vecchiaia di solitudine e  disperazione.

Il  conflitto è ormai attaccato ovunque e  depotenziato. Da tempo la stessa  sinistra  lo  avverte come un pericolo  per  la  crescita economica  e  per il cosiddetto benessere collettivo e  in  questo contesto le parole e gli atti che possono generarlo e  portarlo alla  luce sono esecrati come marginalità terrorista, così come avviene per le occupazioni che rivendicano il diritto alla casa o per la Tav, così come sta avvenendo per Erri De Luca che se ne fa portavoce . 

Tutto questo nell’assoluto silenzio delle nostre voci e delle nostre coscienze.


Tutto questo qui in occidente, in questo occidente dove l’Io, i leader, i papi, gli imperatori, i duci, gli autocrati, i tiranni, hanno tirato la volata a quell’aberrazione di pensiero unico in cui siamo naufragati, incardinati dentro ideologie nate nella pancia del capitale, così rinserrate dentro l’ordine monoteista del padre, di cui la forma economica della società capitalista  è il capolavoro sublime. Non sembri una bestemmia ma paradossalmente è così; questo mondo osceno e terribile, carico di sofferenze materiali, di morte, di guerra, che dilania le speranze e la voglia di futuro, questo mondo qui    altro non è che  il compimento della  gerarchizzazione interiorizzata dell’occidente - nello splendore di ciò che è stato capace di produrre con la bellezza dei suoi capolavori, con la grandezza del suo pensiero, con l’opulenza dei suoi beni materiali e non solo -  di comprendere  la dualità,  la  diversità,  l’alterità  come dinamica, come  spostamento oltre il sé, come condivisione del mondo.