amorino alato

amorino alato
C’era in lei, tuttavia, un angolo segreto dove non arrivava il riverbero di nessuna luce. Da lì veniva quella voglia di tenere a bada il corpo e la materia che gli dava forma; lì fluttuavano profumi intensi e dolcissimi, e fruscinìo di sete leggere e il seno bianchissimo di Rosa la Parda. Lì, coltivava il giardino di un’altra vita che ogni tanto, a occhi chiusi o nel sonno, andava a visitare.(Amore Anomalo - daniela frascati)

martedì 15 novembre 2011

Dal settimanale GLI ALTRI “Nuda Vita” di Daniela Frascati, lo stato vegetativo diventa romanzo

Dal settimanale GLI ALTRI
“Nuda Vita” di Daniela Frascati, lo stato vegetativo diventa romanzo

QUEL LIMBO DEL CORPO CHE NON VUOLE PADRONI

di Elettra Deiana
Daniela Frascati è scrittrice raffinata nell’invenzione narrativa e nell’uso del linguaggio, con un’attenzione alla parola che è un tutt’uno con la  capacità di mettere in scena le dimensioni oniriche e i mondi fantasmatici che l’autrice predilige, quelli dell’anima e della vita, ma confusi e inestricabili, soprattutto nelle occasioni in cui capiti di vivere la vita, per mille ragioni, in uno spazio inafferrabile, sospeso tra il qui e il là. O quando il mistero della vita, le misteriose, insondabili pulsioni dell’esistenza ci attraversino con i loro dilemmi e sfondino gli ordinati perimetri della quotidianità.
Nuda Vita (pp 200, euro 9,90), pubblicato da Absolutely free edizioni (http://www.absolutelyfree.it/  www.okbook.it ) è il suo ultimo romanzo, dopo Incunaboli futuri (Robin, 2001), i racconti – bellissimi - nelle miscellanee Piazza bella piazza, La rossa primavera (Nuova Iniziativa Editoriale) e infine Fragole e sangue (Edizioni Clandestine). E’ anche, forse, la cosa più bella che Daniela abbia scritto, in attesa dei suoi lavori futuri, sicuramente già in via di elaborazione.
Delfina, la protagonista di Nuda Vita, è una giovane donna rimasta vittima di un incidente. Giace in stato vegetativo in un letto d’ospedale, mentre l’affanno della quotidianità di mille personaggi in cerca di autore scorre accanto a lei. Ma l’ invenzione narrativa del coma profondo – che è anche l’incipit del romanzo - non serve affatto all’autrice per affrontare o solo riecheggiare le problematiche  dell’aspro dibattito che un paio di anni fa si sviluppò nel nostro Paese intorno al dramma di Eluana Englaro. La traiettoria narrativa è del tutto diversa, lontanissima dalla contingenza della cronaca o dai dilemmi dell’etica o dalle finalità della politica. La nuda vita è quel che resta di Delfina ed è Delfina stessa, ridotta a un grumo sensoriale, che riecheggia dentro di sé, nel cerchio magico del pensare, il carsico e misterioso vagabondare della sua condizione. Questo l’autrice vuol mettere in scena, in quel desiderio di rappresentare l’irrappresentabile che è sovente la cifra del suo scrivere.  Delfina vive sospesa tra il qui e il là, attratta magneticamente dalla caverna primordiale in cui è precipitata, nel limbo estremo della  vita sensoriale che i medici definiscono minimal responsive.  Corpo inerte fra le lenzuola di un letto d’ospedale,  mente/spirito/ anima - o che cosa? - pensante e auto narrante, pervicacemente ostile a farsi risucchiare nel varco all’indietro per tornare nel mondo dei maximal responsive. Che l’assediano, le parlano, la toccano, l’invocano. Allora, allora, Delfina? Quando torni fra noi?
Delfina percepisce come se fossero ombre la madre, il padre e tutti gli altri visitatori che vanno avanti e indietro. Ma sono ombre che incombono, l’assediano, cercano di risucchiarla verso l’alto. Per non avvertirne più la presenza incombente, Delfina vuole chiudere ogni superstite feritoia vagamente sensoriale di se stessa, ogni fessura che costituisca un canale di comunicazione tra il di qua, che è suo, e il di là, che non vuole più. Vuole insomma impedire a chi si affanna intorno al suo letto di arrivare fino al vuoto del suo pensiero e riacchiapparla. Quel vuoto Delfina lo vuole totale e assoluto, perché questa è la condizione che le consente di rimanere nello stato in cui è precipitata dove lei si raggomitola: non tempo e non luogo, “ un giù, dove una parte di me sta precipitando, e un su, dove l’altra parte si trattiene e quel punto sono io, il punto intorno a me”. Ma, si chiede in quel vagare del suo insonne pensiero, “come potrò proteggerlo ancora (questo punto) se ne stanno corrompendo la persistenza?”
Il mondo di Delfina e il mondo a cui vuole sfuggire, affollato di personaggi stereotipati che assomigliano a maschere, impersonano ruoli, obbediscono a input. Un corpo a corpo tra i due mondi: il dottore che annuncia gli avanzamenti positivi, rassicura e incoraggia, dà consigli; la madre che si affanna, chiede certezze, si preoccupa, riempie la stanza di peluches e poster e cuoricini, il padre che è vissuto lontano, oppresso da quella donna divorante – così lui chiama la sua ex moglie e madre di Delfina- che gli ha impedito di stare quanto avrebbe voluto con sua figlia.  E poi lo zio che gira per la stanza sbraitando sguaiatamente contro la sorella e mettendo in scena segreti e miserie di famiglia,  nonché un furibondo litigio con la sorella, la madre di Delfina, Fiore.
Insomma i due mondi, il minimal responsive e il maximal responsive, apparentemente lontani e non comunicanti, diventano nella fuga di Delfina l’uno il riflesso dell’altro, connessi nel grumo di vita che è la protagonista, intrecciati e comunicanti in quel flusso di pensiero senza sosta che misteriosamente fa vivere chi dalla vita fugge. Fino all’ultimo sogno di Delfina, dove la protagonista si libra nella dimensione estrema del desiderio, in una sorta di meta minimal responsive stato. Da leggere, insomma.





domenica 30 ottobre 2011

Recensione: Nuda Vita dal blog Reading at Tiffany's

DOMENICA 30 OTTOBRE 2011







di Daniela Frascati




Casa editrice:
 Absolutely Free
Pagine: 195
Prezzo: € 9,90
Formato: Brossura
Lingua: Italiano
Genere: Narrativa Moderna

Delfina è una ragazza in coma a seguito di un incidente, chiusa in quello stato che i medici definiscono minimal responsive. Attorno a lei i personaggi che fanno parte della sua esistenza: la madre, donna ingombrante e perfezionista; un padre lontano, mite e un po' egoista; un fidanzato inconsistente che nasconde una colpa terribile; la fisioterapista; le amiche. Una girandola di amici e parenti che si affolla sul guscio apparentemente vuoto della protagonista e, nel bene e nel male, porta avanti la sua vita. Eppure ognuno di loro è prima di tutto a se stesso che parla, mettendo a nudo le meschinerie e le paure che stanno a fondamento di ogni relazione, in una rappresentazione della normalità che sconfina pericolosamente con il suo opposto, quella sottile e banale follia del quotidiano in cui è immersa la nostra vita. Fuori Delfina, un succedersi di storie e di colpi di scena. Dentro, l'inquieto vaneggiare di Delfina in attesa del risveglio. Ma se fosse proprio lei a non voler aprire gli occhi?

In questo libro vi è un ritorno all’attenzione per le parole, ogni frase e ogni silenzio sembrano scelti con cura, usati quasi con riverenza, tanto che il testo a tratti sembra quasi poesia, pura e semplice. Le sonorità dei termini e l’uso della parola dell’autrice sono una perla rara in un mondo fatto di libri veloci e attivi, in questo romanzo si parla di un tema delicato, senza banalità e luoghi comuni, ma quasi al confine con il sogno. La narrazione è alternata, da una parte Delfina, che racconta in prima persona il suo sonno e il suo mondo interiore, dall’altra si avvicendano vari personaggi; genitori, parenti e amici che narrano quello che succede intorno alla ragazza e la vita reale che procede. Nuda vita, proprio di questo parla il romanzo, non di coma, ma della potenza e delle potenzialità dei rapporti umani, dell’esistenza non sempre lineare e dell’amore estremo, parla di scissione tra mondo interiore e mondo reale e dei viaggi che noi tutti in un modo o nell’altro compiamo, parla di vita vera senza illusioni e senza falsi perbenismi. Questo è un libro da leggere oltre le parole, perché a modo suo è di una potenza che riesce a colpire diritto al punto, toccante nel modo giusto ma con delle rotture che durante la narrazione riescono addirittura a sdrammatizzare e a far sorridere. Un romanzo intenso che merita sicuramente, narrato con sensibilità e acutezza anche se, parere personale, quando leggo un libro vorrei trovare altro, di vita reale e cruda se ne vede tutti i giorni fin troppa. Personalmente avrei preferito anche un finale un po’ più strutturato, questo, per quanto struggente, lascia l’amaro in bocca….ma forse nella vita è proprio questo che succede!

Durata della lettura: due giorni
Bevanda consigliata: infuso alla mela
Età di lettura consigliata: dai 14 anni
Voto: 6/7

domenica 16 ottobre 2011

Ma tu perché scrivi? intervista a Daniela Frascati- dal blog Il diario della Fenice

Ma tu perché scrivi? intervista a Daniela Frascati

Una delle cose che amo di più di questo blog è la possibilità che mi da di entrare in contatto con artisti che stimo profondamente. la rubrica "Ma tu perché scrivi?" è nata per cercare di scoprire cosa sta alle spalle di un libro, di una storia, di un volto stampato su di un libro.
quando poi incontro persone come Daniela, capisco che ne vale davvero la pena: 
leggi delle parole e ti rimane molto di più dentro.

Daniela.. Ma tu perché scrivi?

Perchè scrivi?

Perché scrivere è una forma di rappresentazione, per stessi prima di tutto, ma è anche un modo per rappresentarsi il mondo e raccontare mondi. Poi, perché la scrittura è uno strumento che abbiamo a disposizione e di cui conosciamo, più o meno tutti, le regole, e dunque perché lasciare questa opportunità che ci appartiene fin da piccoli, da parte? Ho imparato a leggere e non ho più smesso, ho imparato a scrivere e ho continuato. Certo tra questo e dirsi o essere scrittrice o scrittore, ce n’è! Come per tutti gli strumenti c’è bisogno di affinamento, studio, ricerca, che vuol dire, prima di tutto, leggere, leggere e leggere ancora. Sopra questo, però, c’è la voglia e la passione di narrare storie e tirare fuori il mondo parallelo alla realtà che ci vive dentro. La scrittura è un filtro, un mediatore tra le emozioni e la capacità di elaborarle, di oggettivarle, di trasmetterle. È uno strumento molto mentale ma a volte lascia a nudo l’anima.
Ma scrivere è anche empatia, capacità di catturare colui che legge. Prenderlo per mano e portarlo ovunque. Non è da tutti, i bravi scrittori ci riescono, ma per fortuna anche quelli meno bravi riescono a trovare lettori che si muovono sulla loro lunghezza d’onda.

da dove trai ispirazione?

Il più delle volte da una frase che mi ronza intesta fino a che non la sento compiuta e giusta. Allora la scrivo e la lascio lì. Attorno a quella frase può nascere una storia. Siamo sovraffollati di memorie, di emozioni di cui percepiamo solo l’eco. Basta un profumo, una luce, un viso che ci passa accanto, perché comincino a produrre immagini, personaggi. Quella frase può essere solo un accenno o un’immagine singola, come lo scatto di una fotografia, e può restare per sempre un incipit già morto. Ne ho pieno il pc! Ma qualche volta accade che dentro ci sia proprio il quid che dà l’avvio a ciò che mi sta a cuore indagare in quel momento con una storia. E allora da lì parto. Spesso quando scrivo e il raccontare mi prende, ascolto musica. Pezzi, brani, che stanno a quella storia come la colonna sonora a un film. Così, per mesi e mesi, riempio pagine ascoltando sempre lo stesso pezzo; mi aiuta a tenere l’intonazione, a sentire l’atmosfera. Poi ci sono i sogni, i miei e quelli che mi faccio raccontare. Nella mia scrittura i sogni hanno una parte importante.

come definiresti il tuo modo di scrivere?

Che domanda difficile! Credo di avere una scrittura “calda”, carica di tutto quello che la nostra bellissima lingua italiana ci mette a disposizione. Non mi piacciono gli echi anglosassoni o nordici. Mi piace la dimensione mediterranea, se non nell’ambientazione, almeno nella ricchezza dei colori, delle metafore, nella ricchezza dell’aggettivazione. Per me è una continua ricerca. Una sfida. Una mania perfezionista. Scrivo poche pagine e poi leggo e rileggo. Decine di volte, fino a che non mi “risuona” l’emozione e questo lavorio mentale non diventa, alla lettura, scorrevole e naturale.
Nelle mie storie mi piace far incontrare le ombre, la nostra parte di ombra, quella che ci tallona dando corpo a percezioni appena sussurrate, a volte inquietanti, che non riusciamo o non vogliamo mai illuminare del tutto. Ma poi scrivo di tutto, racconti erotici, narrativa a sfondo sociale, romanzi, favole per bambini, come il prossimo libro che uscirà a giorni sempre per l’Absolutely Free, con i disegni di una bravissima illustratrice, May Villani, dal titolo Ilir e gli effetti secondari del vento.

cosa significa essere uno scrittore emergente al giorno d'oggi?

Significa tenere la testa appena sopra il filo del mare magnum dell’editoria, sperando di fare qualche bracciata prima di essere inghiottita nel risucchio della carta che va al macero. Io poi non so nemmeno nuotare!

qual'è la più grande soddisfazione ottenuta grazie la scrittura?

Quella di essere letta. Per chi scrive, quale soddisfazione migliore?! Ma ora, anche vedere le mie parole e la mia storia prendere forma nei disegni di May Villani. Questo libro illustrato mi ha dato una grande emozione, una gioia quasi infantile.

cosa ti spinge a continuare, malgrado le normali difficoltà?

Ho sempre scritto, anche quando non pensavo alla possibilità di pubblicare e non vedo perché dovrei smettere. Certo, è una fatica enorme arrivare sulla scrivania di un editore; ci vuole tenacia, aspettare tempi interminabili e una certa dose di fortuna, ma più di no non possono dirti. E quel no, non mi farà amare di meno ciò che ho scritto, perché in fin dei conti, la mia storia, è una parte di me.


martedì 11 ottobre 2011

Della Rivoluzione & Dei Nomi Impronunciabili Scritto da Daniela Frascati.



Della Rivoluzione & Dei Nomi Impronunciabili scritto da Daniela Frascati.


Qui c'è il mio pezzo  e questo è l'incipit



Filosofia. E niente firme d’autore, solo un affare personale, scolastico e di noia. Anche ai simboli ogni tanto tocca patire la sorte.
Ricordo di aver letto da qualche parte che viviamo tutti in un tempo paradossale, “propriamente assurdo, un tempo in cui si annuncia(va) l’assoluta insensatezza, e anzi la morte”. La frase era in un saggio sulla rivoluzione, un nome per molti ormai privo di senso.
Il concetto però è potente, in quelle parole c’è la terribile forza del nominare. Il nominare, come fu per Sabbetay Sevi, è atto di empietà, devastante, da cui non c’è ritorno. Ma nel contempo è svelare ciò che gli altri non possono o non vogliono citare.
Le parole sono uno specchio, rimandano all’infinito echi di altre parole e di parole di altri.
Le parole sbucciano i pensieri come gli strati di una cipolla, fino a un nucleo minimo, che è il buco nero della nostra esistenza di individui.
Solo chi è capace di rivoltarsi l’anima, di straziarsi le viscere e la mente, può reggere la disperata verità che sta nelle parole. E sono davvero in pochi.
Potrebbe riuscirci uno scrittore? (...)



http://www.kultural.eu/

giovedì 6 ottobre 2011

Le letture della Fenice: Recensione – NUDA VITA

Le letture della Fenice: Recensione – NUDA VITA


È una realtà ovattata quella di Delfina.
È un lento susseguirsi di parole, pensieri, parole e pensieri.
E ricordi: il ricordo della violenza, dell'ingombrante presenza di una madre mai soddisfatta della figlia, di un amore vero ma non totalmente vissuto, e dell'affetto di un padre troppo lontano.
È una vita piena di finzione quella di Delfina, spettatrice inconsapevole della commedia dell'esistenza, dove si avvicendano vari attori che le parlano, senza ricevere nessuna risposta.
Perché Delfina è a sé stessa che parla.
Ripercorre la sua vita, le difficoltà, le poche gioie,
in un turbinio di frustrazione e sconforto che porta a chiederti:
ma che differenza c'è tra il coma ed una vita in cui ogni decisione viene presa all'esterno della nostra anima?

Se il coma è separazione dalla realtà, dal controllo del proprio corpo e delle proprie azioni, non equivale forse al privarci del potere decisionale che ci permette di prendere la nostra strada, di costruire la nostra vita indipendentemente da ciò che gli altri credono giusto per noi?
Ed allora il coma e una vita in cui si sopravvive e basta, diventano due facce della stessa medaglia.

E quel risveglio tanto atteso diventa solamente l'ennesima illusione, un traguardo troppo lontano che non riusciamo, anzi, non vogliamo raggiungere.

Quella di Daniela Frascati è una storia cupa, triste, di quelle che ti lascia l'amaro in bocca e le lacrime agli occhi.
È la storia di una figlia che non riesce ad emanciparsi da questo ruolo, diventando donna.
È la storia di una madre che non riesce a liberare la propria creatura del peso opprimente della propria presenza.
È la storia di violenza, di menzogne, di vite spezzate da quella soffocante sensazione di “non essere mai all'altezza”.
È una storia che, insomma, sa di vita vera.

PS: il modo di scrivere della Frascati è semplicemente melodia.



 Le letture della Fenice



martedì 4 ottobre 2011

DA FANTASIA IN RETE - FILASTROCCHE SULL'ALFABETO di Daniela Frascati, Sergio Milano, Serenella Menichetti





Filastrocche sull'alfabeto di Daniela Frascati, Sergio Milano, Serenella Menichetti




Filastrocca della A

Ammainando la bandiera il corsaro Barbarbanera
Avvistò in mezzo al mare un veliero innaturale.
Arrembaggio, urlò contento, lo accalappio in un momento!
Accostò il suo vascellone e saltò come un salmone
Accorgendosi all’istante che il veliero era volante.
Accidenti che sventura, qui mi tocca aver paura 
Avvampò per lo spavento e fuggì in un momento.
Altolà, gli sbarrò il passo un pirata grangradasso
Alto grosso e inferocito e d’aspetto assai sgradito. 
Affogatelo, urlò forte, ha giocato con la sorte
Annodatelo al pennone, che gli venga un coccolone!
Appendetelo al sartiame, se lo mangi un pescecane!
Addio vita, addio speranza… ma cos’è sto mal di pancia?
Apre gli occhi il buon corsaro che neanche è marinaro.
Andrea è invece un gran ghiottone che ha abusato del torrone.
Alleluia, urla contento ho sognato, che spavento!
Avventura con finale che finisce sul guanciale. 

Daniela Frascati 


Filastrocca della F

Filastrocca del cantante che con l’ugola rampante
Forza il suono del trombone e ci canta una canzone.
Fa, fa, fa, sol, sol mi do, il più bravo io sarò
Folleggiava alzando il tono: di mia voce vi fò dono.
Fieramente compiaciuto si portò le mani a imbuto.
Fuoco e vento aizzò il tapino, incendiando il violino.
Fracassò con un acuto la viola ed liuto.
Folgorò col tono basso mandolone e contrabbasso
Fece dunque un tal casino che si ruppe l’ottavino
Fino a che anche il fagotto frantumò in sol botto.
Frastornati dal rumore venne a tutti il mal d’umore 
e così…. scappò il tenore 

Daniela Frascati 


Filastrocca della G 

Guarda un po’ cosa succede,
Giuro, è vero e già si vede,
Germogliare in mezzo al bosco
Grossi fiori...li conosco!!
Gigli, rose, tulipani, 
Gialli, rossi.. tutti strani.
Giunge intanto una canzone:
Grazie a voi per l'attenzione!!!". 

Sergio Milano 

Filastrocca della 


Sussurri, sospiri
di serpenti sui sassi.
Sussultano in aria,
ssentono smossi.
Un osso nascosto
il cane s'è morso.
S'accosta alla zampa
vicino a lui un tasso.
Il tasso che dorme,
dà un morso in un masso.
Lui, per questo, rimane un po’ scosso,
poi dice intristito,è meglio che" russo"
Così si rimette a dormire su un sasso.
Sussurri, sospiri dei serpenti sui sassi
ssentono insieme al tasso che russa.
Il cane cullato da questi russagli 
Ssdraia sui sass
ssogna la Sissi. 

Serenella Menichetti 

venerdì 30 settembre 2011

ILIR E GLI EFFETTI SECONDARI DEL VENTO di Daniela Frascati - illustrazioni di Mei Villani

ILIR E GLI EFFETTI SECONDARI DEL VENTO   

di Daniela Frascati 
illustrazioni di Mei Villani


Sul cucuzzolo di una montagna talmente alta da tagliare le nuvole, viveva il popolo delle Rogaie e il piccolo Ilir. Dopo secoli che quella minuscola gente fuggiva dal mondo smisurato dei giganti Orm, si era alla fine ritirata in cima a quell’alta montagna. In quel posto così alto e così lontano la vita scorreva tranquillamente ma iniziava e finiva lì: tutto il resto del mondo infatti era stato escluso e, sul cucuzzolo della montagna, il popolo di Ilir non aveva idea di cosa succedesse al di fuori del villaggio di Az.
Meno male che c’era il vento Bri che raccontava al piccolo Ilir cosa succedeva nel resto del mondo: «E dunque, io vi porto le memorie e le storie di altri popoli e di altre genti perché sappiate che il mondo è di tutti anche di chi come voi vive in questa piccola città di Az in un posto sperduto e solitario».
E proprio grazie al legame tra Ilir e il vento Bri, tutti gli abitanti del piccolo e solitario villaggio
potevano ascoltare le storie di un mondo che può essere spaventoso ma, al tempo stesso, ricco di amore per tutti.
Anche per i più piccoli.

mercoledì 28 settembre 2011

INCIPIT DI NUDA VITA - di Daniela Frascati

Daniela Frascati
Nuda Vita
Absolutely free 2011
10 righe:
Incipit




Io sono il mio sonno e il mio sonno è me.
A volte mi sento chiamare attraverso fessure di luce, ma sono voci arruffate, come di morti che cercassero un sortilegio per riprendersi la vita.
Eppure sono quasi felice in questa quiete buia.
Molto più felice di prima.
La mia memoria è sempre stata scadente, e allora l’ho cancellata. Farei confusione con nomi, volti, oggetti. Ho lasciato andare tutto. I ricordi di prima si porterebbero dietro la natura imperfetta di quella che ero.
Ora vivo in un incondizionato stato di grazia e non permetto che niente graffi la mia perfezione. Entrarvi è stata un’esperienza dolorosa. Ma più nessuno potrà indurmi a uscire.
All’inizio è stato faticoso. Mi chiamavano in continuazione. Avevo la fastidiosa sensazione che si indaffarassero attorno a me. Percepivo carezze e impressioni di caldo e freddo; musiche e rumori violenti, ripetuti a scansioni talmente precise che non potevano essere casuali. Stavano mettendo in atto una strategia per attirarmi fuori.



http://scrivi.10righedailibri.it/nuda-vita-0#node-3037


Se volete potete votare il mio incipit cliccando sul titolo giallo in alto.

martedì 20 settembre 2011

KULTURAL - un bel sito di scritture e pensieri




Gli Scopi

Scritto da Fabio Ivan P. Calvi. 

Kultural è uno spazio di idee, nuovi linguaggi e utopia.
L'utopia è un traguardo senza bandiera, è un sole che sorge anche in mezzo ai rotoli di smog, alle nubi più scure. E' bello coltivare utopie: non tendono mai a giudizi definitivi. Si cammina sghembi sulla rotta dell'esperienza, ignari dell'invadenza dei palinsesti. Lo scopo è diffondere, divulgare una cultura fatta di interpretazioni, messaggi personali, tracce d'essenza; una testimonianza, insomma, anche fosse un risibile contributo, e promuoverla a chiunque sia interessato per un giorno o un minuto. In maniera libera da padroni e padronati, condizioni, schieramenti, servilismi.
Non è condannata al silenzio, la cultura. Ribolle nel bagaglio di ogni individuo. Chi l'abbraccia va controcorrente, spesso in direzione contraria alla moda, anche quando potrebbe inserire il pilota automatico e delegare ad altri la "fatica di pensare". Arte, storia, letteratura, musica, territorio, filosofia, salute, società, racconti: c'è l'imbarazzo della scelta.
Non lottare per la cultura è abbandonare una compagna di vita come il cane in autostrada: un'attesa senza fine, speranza, futuro, per non lasciare la firma e il nome colpevole.
Il tramite è la webzine, il canale internet, dove il libero accesso garantisce la lettura e la condivisione senza alcun costo. La cultura non è in vendita, è un regalo, perché sa consentire, sa dare l'accesso al "si", laddove un "no" risulterebbe più semplice. E' una causa priva di impurità, fertile solo di ideali.
Certo un Conrad, un Tolstoj, un Biamonti possono permettersi il lusso di "descrivere un cielo meschino, ma quanti cieli sbagliati ci portiamo addosso nella presuntuosa letteratura occidentale? Ci sono digressioni che sono più affascinanti dell'itinerario stabilito da un plot, e sarebbe un peccato trascurarle".
Cultura significa libertà, e non per associazione di sottintesi. In ogni caso, si tratta di moneta che può essere utile a finanziare la coscienza, dunque venga la sfida.
Nessuna differenza di peso dallo scrittore allo studente. Il sogno dell'uguaglianza intellettuale, concretizzato. Perché il libero pensiero ha una sola misura, trasparente.

www.kultural.eu

sabato 17 settembre 2011

NUDA VITA di Daniela Frascati recensione di Barbara Risoli



  STRUGGENTE, TRAGICO, AVVINCENTE... COS'ALTRO?

Presentato come struggente. Lo è. Che è tragico lo dico io. Che avvinca, ci metto la mano sul fuoco. Ecco un altro esempio di autore piccino che vale parecchio, che bisognerebbe far conoscere per stile e gestione della lingua quasi perfetta. Scritto veramente bene, aggettivato in maniera amabile, questo libro si lascia leggere e poi impone di essere letto per vedere come finisce. La storia verte sullo stato vegetativo, visto da chi ne è vittima (quindi abbiamo una sorta di esposizione della teoria personale) e da parte di chi esternamente vive il dramma della staticità di un caro. L'autrice riesce a tratti a essere ironica, ci si creda o no! Nella disperazione davvero struggente della trama sconvolgente, c'è stato un momento in cui ho sorriso. Imperdibile la descrizione dello zio da parte della sorella, qualcosa che improvvisamente spacca la tensione. E ci sta. Nonostante il romanzo racconti un coma, in realtà è una denuncia degli egoismi e delle debolezze umane, ma di quegli uomini (e donne) che sono vigili. La protagonista è soave e soffice, però resta quasi in disparte nella narrazione, proprio come desidera rifugiandosi nel buio del silenzio. Il finale è da mozzafiato. Come noto non faccio spoiler, ma è davvero da leggere questo libro per le ultime... dieci righe! Consigliato, veramente. A tutti. Indistintamente. E' una chicca della letteratura sommersa italiana e con questi soldati, mi sa che prima o poi si emergerà  davvero!





http://www.anobii.com/risoli/comments?page=1#017ada606f41377026


in ebook e cartaceo


http://www.okbook.it/shop//SchedaProdotto.aspx?id=57













martedì 13 settembre 2011

NUDA VITA - Romanzo di Daniela Frascati








NUDA VITA
di Daniela Frascati


Delfina è una ragazza  in coma a seguito di un incidente, chiusa in quello stato che i medici definiscono minimal responsive, un coma profondo ma non irreversibile. 
Attorno a lei i personaggi che hanno fatto parte della sua esistenza: la madre, donna  ingombrante e perfezionista; un padre lontano, mite e un po’ egoista; un fidanzatino inconsistente e fragile che nasconde una colpa terribile verso di lei; la fisioterapista; le amiche, Livio, l’uomo che Delfina amava di nascosto…
Una girandola di figure che si affollano sul guscio apparentemente vuoto della protagonista e, nel bene e nel male, portano avanti la sua vita; eppure ognuno di loro è prima di tutto a se stesso che parla, mettendo a nudo le meschinerie e le paure che stanno a fondamento di ogni relazione, in una rappresentazione della normalità che sconfina pericolosamente  con il suo opposto, quella sottile e banale follia del quotidiano in cui è immersa la nostra vita.
Fuori Delfina, un succedersi di storie e di colpi di scena. Dentro, l'inquieto vaneggiare di Delfina in attesa del risveglio. Ma se fosse proprio lei a non voler aprire gli occhi?

http://www.absolutelyfree.it/nuda-vita.html

mercoledì 13 luglio 2011

NUDA VITA di Daniela Frascati recensione di Livia Medullina


NUDA VITA di Daniela Frascati  


recensione di Livia Medullina

I Contenuti


Il corpo è quello di una ragazza qualunque, Delfina, che in seguito ad un incidente stradale entra in quel sonno profondo di cui non è dato sapere nulla.
Chi rimane sveglio invece sono tutte le persone che dall'altra parte, in una stanza di ospedale, le ruotano intorno con un solo imperativo categorico: farla svegliare. E se fosse proprio lei a non volersi svegliare? Da una parte, i pensieri e le visioni di una giovane donna in coma.
Dall'altra, la girandola di amici, parenti e familiari che si affollano sul guscio apparentemente vuoto della protagonista.
Un’opera struggente di Daniela Frascati, che esplora su un duplice binario la vita e ciò che di essa rimane.


La Recensione

Nuda Vita è un romanzo, per così dire, doppio nel senso che si svolge su due binari paralleli: quello che coinvolge il viaggio in se stessa di Delfina in un mondo di sonno dal quale non vuole tornare e quello reale, in cui Delfina è solo un corpo in balia delle ansie e delle aspettative della madre, del fidanzato, dei parenti. Il romanzo alterna la narrazione di quanto accade intorno alla ragazza in coma alla descrizione delle sensazioni che attraversano il suo mondo interiore. Nel mondo reale il tempo scorre lineare e inesorabile, ogni azione è calcolata e organizzata da Fiore, la mamma di Delfina, che pretende di gestire la vita della figlia anche ora che è in coma e percepisce l'assenza e il rifiuto della figlia a tornare come una sfida alla sua autorità. Intanto invece Delfina è chiusa in un universo inconsistente dove il tempo non esiste e si trova a percorrere strade talvolta avvolte dal buio più denso e altre volte pericolosamente vicine al "limite".

-Sono sottoposta al vuoto come un pendolo che nel vuoto trova la sua ineluttabile ragione, rapito dalla vibrazione che lui stesso genera e da cui è generato.

Tuttavia quello del coma non è il tema centrale del libro, è solo il punto di partenza per parlare di mille altri argomenti: il rapporto tra una madre asfissiante e una figlia all' apparenza troppo remissiva, il complicato contesto familiare, l' amore estremo e travolgente che la Frascati sa descrivere con grande abilità. Vero fulcro del romanzo però è la scissione tra mondo interiore e mondo corporeo che è anche il motivo per cui Delfina ha perso se stessa e non può ritornare alla vita:

-Ma, io, non sono quel corpo. Più lo manipolano e credono di incrinarne l’involucro per portarmi fuori, e la paratoia che ci divide appare esigua e cedevole, tanto più sono lontana. Io non sono dove loro mi cercano.

E proprio questa frattura risulta, non solo la cifra caratterizzante, ma anche l' elemento di maggiore interesse del romanzo. Lo stesso linguaggio rispecchia questa dualità: intenso, concreto, strutturato nelle parti narrative diventa sfumato, rarefatto, quasi poetico quando si fa espressione in prima persona di Delfina.
L' unica cosa che mi ha lasciata perplessa di questo libro è stato il finale, a mio avviso, un po' troppo frettoloso. Daniela Frascati mi aveva sorpreso per la sua imprevidibilità, per l' originalità dei suoi fulmen in cauda ma in questo l' elemento finale mi appare troppo in contrasto col resto della narrazione, come se stonasse. Detto questo, mi sento comunque di affermare che Nuda vita è un libro che va letto non solo per la raffinatezza dello stile ma soprattutto perché riesce a racchiudere la "Vita" e a farcene comprendere la potenza.

Giudizio:

Articolo di Livia Medullina

Dettagli del libro
Titolo: Nuda Vita
Autore: Daniela Frascati
Editore: Absolutely Free
Data di Pubblicazione: 2011
Collana: -
ISBN-13: 9788897057161
Pagine: 152
Formato - Prezzo: ebook - 4,99 euro


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